“un’esperienza, una avventura, un’emozione continua, dove la corsa e le distanze si annullano…”

Quasi da incosciente (levate il “quasi”) sono stato “trascinato” in questa nuova avventura; trascinato è la parola giusta. Il mio amico Francesco “CAP” Gabrielli, fresco di investitura a mio testimone di nozze, mi chiama e mi dice “dal 26 luglio sei con me!!!”…

Certamente, conoscendoci, non immaginavo di certo luci stroboscopiche, led e “bassi ignoranti”, ma statene certi, non mi sarei mai aspettato di prendere parte a questa che, più di una gara, è una spedizione, nel vero mood SFORZANCONA.

Il format è semplice.

Si parte da San Candido (BZ) e si arriva a Tarvisio (UD), 4 tappe (4 ultra trail al giorno!) lungo la rotta del sentiero n. 403. Per un totale di circa 195 km e quasi 11.000 m di D+.

I numeri fanno paura, soprattutto a chi, come me, si era avvicinato da poco al mondo del trail e mai, prima di allora, si era cimentato in una esperienza simile; non vi nego il timore durante la notte prima della partenza. Un costante stato di ansia, adrenalina e paura (l’ultima volta che provai una tale sensazione ricordo essere stato la notte prima del mio esame di maturità…figuratevi).

Ma bando alle ciance… si parte.

Noi, o meglio i “Leoni Dorici” (questo era il nome pittoresco che aveva il nostro team, quasi a voler dire che noi, gente di mare, possiamo dire la nostra fra monti e pascoli), alle 5 di mattina eravamo pronti alla starting line di san Candido: 27.07.2023 – temperatura 3 gradi.

Parte il viaggio…

Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, la sensazione è una ed una sola: LA FATICA DEL TRAIL È AMPIAMENTE RIPAGATA DALL’ATMOSFERA CHE SI RESPIRA, SI VIVE E SI SENTE.

La gara si svolge in completa autonomia, senza ristori, senza una traccia “balisata”: arrivi, se non ti perdi.

Ecco, se non ti perdi…

Non potete immaginare la frustrazione quando il tuo orologio, come una suocera antipatica, ti avvisa che sei “fuori percorso”… bruttissima sensazione (provare per credere!).

La “sforzata” prosegue liscia, è anche la prima tappa, manteniamo un passo allegro che ci permette di chiudere la frazione al secondo posto.

Beh, pensate la soddisfazione di tagliare il “non traguardo” da secondi della classe, noi che la montagna la vediamo “col binocolo”…EMOZIONANTE.

La prima notte…

La gara è stata strutturata in maniera che l’organizzazione (decisamente avvolgente) allestiva un campo base con tende e ristoro ad ogni arrivo della tappa. Una bellissima iniziativa perché ti permetteva di confrontarti con tutti gli “altri matti” che magari arrivavano alla spicciolata e raccoglievano le ultime forze rimaste per sollevare il calice di birra…IL LORO TROFEO, ANZI IL TROFEO DI TUTTI.

Ora, magari dormire in tenda per poi svegliarsi all’alba ed affrontare un ultra trail non è una delle cose che avrei voluto fare nella vita, ma incredibilmente in quel contesto ci stava. Dormivi male, ma non mi dite come, ti alzavi riposato!!!

La seconda tappa scorre liscia, i LEONI DORICI, in preda ad un agonismo che non gli appartiene, si rendono conto di essere primi…cosa??? Primi…?? Impossibile!

Ora, anche in una manifestazione come la CUT, dove il risultato è partecipare e vivere l’esperienza in un ambiente di totale convivialità, quando sei lì… e senti un leggero “profumo di gloria”, dai una bella “aperta” e vai… si corre, più forte degli altri!!!!!

Le chiacchiere stanno a 0, i LEONI DORICI, tagliano per primi il traguardo della seconda tappa acclamati da tutti che, forse per la nostra giovane età (alla fine non tanto giovane, ma nel trail SIAMO ANCORA GIOVANI), siamo un po’ stati adottati come i figli da accudire…sensazione di casa, pregio assoluto.

Forse l’inesperienza e la mala gestione dell’alimentazione durante la corsa, ha compromesso la Terza tappa… Ovviamente la più dura.

Il traguardo alla baita Winkel sembrava non arrivasse mai.

Durante questi 60 km, siamo stati messi alla prova, sotto ogni punto di vista.

Mentre correvano e ci rendevamo conto che le energie finivano, la riflessione era una: MAI SOTTOVALUTARE IL CIBO!!

In un trail, il piano alimentare è fondamentale, quasi più delle scarpe… se la benzina non c’è, il motore si ferma!!!!

Dopo uno spaziale sentiero che tagliava “a mezza costa” un dirupo roccioso, ci accingevamo a percorrere gli ultimi chilometri e, proprio quando la fine è vicina, forse mi è capitato l’episodio più esilarante della gara. La stanchezza era talmente forte e pronunciata che ho iniziato ad avere delle allucinazioni!!! 😀

Avete capito bene… a poche centinaia di metri da “casa”, ero convinto che un piccolo lago si trovasse sulla nostra sinistra… (MA ERA CHIARAMENTE E PALESEMENTE ALLA NOSTRA DESTRA) e, con una chiara deformazione professionale da avvocato, difesi questa mia teoria delirante accendendo una diatriba (un contraddittorio per rimanere in clima “legale”) con il CAP!!!!!! TUTTO QUESTO È FANTASTICO.

Immaginate due “pseudo runner”, visivamente sfiniti, che, mentre corrono, si prendono a parole…

Arrivati alla baita Winkel, le forze erano finite sul serio…siamo calati in maniera clamorosa nonostante il mio compagno di viaggio si sia esibito in un bagno rigenerante nel fiume ghiacciato (matto!!!): il sottoscritto spossatezza e vomito, il capitano delle “simpaticissime” linee di febbre.

Finalmente in branda, con la speranza che l’indomani, ovvero il giorno dell’ultima tappa il meteo fosse così inclemente che l’organizzazione avrebbe deciso di annullare la frazione e trasferirci tutti a Tarvisio.

Nella notte c’è stato un diluvio universale, ero convinto che non saremmo partiti…NON VOLEVO PARTIRE!!!!!

Invece, alle ore 4.00 il boss Marcello, imbracciando la sua arma preferita, ovvero il megafono, annuncia che la gara “lunga” parte. In quel momento le mie forze residue sono finite e quasi in un mood da capriccio “da asilo” comunico al Capitano che io non volevo partire.

In quel frangente il mio amico, che non sapevo fosse anche laureato in psicologia, anziché compatirmi, se ne esce: “Va bè, dai…troverò qualcun altro con cui finire la gara!”

No, questo non l’avrei accettato.

Mi vesto, carico la sacca vita nel furgone, faccio un ultimo assalto ai tavoli della colazione e VIA!

Che dire…la forza che mi è stata ingenerata da quel “tentativo di abbandono” è stata determinante.

L’ultima tappa si corre, fino all’ultima infinita salita dove, da lì, ci si butta a capofitto verso Tarvisio.

L’arrivo è stato molto emozionante…TUTTO LO STAFF, I PARTECIPANTI, I RITIRATI, GLI ARRIVATI, come una grande famiglia, che celebrava il termine dell’avventura degli ultimi superstiti.

Poi… solo frico e gin tonic!!!