Come per il mio primo articolo, sul lato introspettivo della “partenza” che sia riferita ad una gara o anche ad una sola passeggiata, questa volta ho deciso di analizzare un altro aspetto su cui mi sono trovato a riflettere parecchio a seguito non solo alle gare a cui ho preso parte, ma soprattutto a seguiti delle spedizioni con i compari di SforzAncona, il nostro street team con cui ho condiviso uscite tanto dure quanto “formative” sotto tutti gli aspetti, ma specialmente quello più profondo ed introspettivo, ed il tempo, il tema di questo articolo è il fulcro di tutto.

Il tempo, per quanto sia una pura invenzione umana, ed un concetto praticamente astratto, è più concreto delle montagne su cui ci arrampichiamo.

Il tempo scandisce le nostre vite all’atto pratico, e ci permette di suddividere le nostre attività in modo da darle non tanto un senso, ma un ordine, concetto se analizzato alla radice terribile, ma necessario o la vita sarebbe puro caos…o magari no? 😮

Il tempo, nel nostro sport, la corsa e soprattutto Trail e Ultra Trail viene concepito diversamente a seconda della “versione” di attività che stiamo praticando.

Una gara di per se è concepita, almeno per definizione, a concludersi nel minor tempo possibile, per le variabili intrinseche legate al concetto di competizione.

Il tempo, se non parliamo di atleti, come me, amatoriali, è un nemico, una costante (e non una variabile) da tenere in mente dal colpo di cannone all’arrivo, è un ulteriore nemico da battere oltre tutti gli altri atleti, non solo per vincere la gara, ma per battere il proprio record personale, e magari quello del percorso, il tutto sommato alla distanza in termini di chilometri, il dislivello e non per ultimo le condizioni climatiche.

Il mostro dei mostri

Ma per fortuna, non è un mio problema, non mi interessa combatterlo ed infatti, è un compagno, che in certe condizioni subisco pesantemente, ma che allo stesso tempo costituisce per me l’essenza stessa dell’endurance, competitiva e non.

Ricordo molto bene l’ultima spedizione SforzAncona partorita dalla mente criminale di Andrea nella zona di Ussita. Li ho percepito tutto il peso del tempo, di quanto sia concreto invece che astratto, di quanto pesante sulle spalle possa essere, ma di quanto ti permette di elaborare in undici ore e cinque minuti, il tempo totale dell’uscita.

Il tempo scandisce qualsiasi cosa, all’inizio, le prime ore sono sempre farcite da un clima di allegro cameratismo, si chiacchiera, si scherza, si cazzeggia, le gambe sono fresche, la mente è libera e pregna dell’aria fresca dell’alba e della serenità psicologica che le già minimo due visite al bagno dell’ostello pre partenza ti assicurano.

Fino alla terza, quarta ora, se non hai già collezionato 1500 metri in dislivello negativo, il tempo vola, la percezione oraria non è contemplata, non ce n’è bisogno, il tempo viaggia leggero con te e non influisce minimamente sulla mente né tantomeno sul fisico.

La prima presenza del tempo la si prova, almeno per il sottoscritto, al presentarsi della prima crisi. É li che in preda al classico mal di stomaco o ad una crisi muscolare, ti accorgi che sei in giro da “solo” sei ore, ed è in quel momento che il Bianconiglio esce dalla sua tana con panciotto e orologio da taschino e ti indica le lancette facendotelo dondolare davanti alla faccia urlandoti “sei in ritardo in arci ritardassimo!!!!!”.

Da quel momento le chiacchiere di solito si spengono, ognuno entra nella sua dimensione, il tempo spalanca le porte della mente e i demoni escono dal vaso e cominciano ad arrampicarsi sulla schiena, sino alla testa.

Ho imparato molte cose durante le nostre spedizioni, ho fatto viaggi profondi dentro di me, e come per Gandalf il Grigio dopo la lotta col Balrog di Morgoth sulle cime innevate del Caradhras, “la mia mente ha errato nel tempo e nello spazio”, spettri lontani mi hanno fatto visita, tormentando la mia mente sostenuta da un corpo tormentato dalla fatica.

Ho elaborato antichi rancori, vissuto confronti desiderati e mai avvenuti, episodi del mio passato sepolti nel profondo di me stesso, nascosti, dolorosi.

Ho analizzato il mio essere come persona, bastonato da una natura impietosa, equa, giusta.

Il tempo in quei momenti rallenta, come nel capolavoro di Nolan, “Inception”, le lancette rallentano ed un minuto dura un ora.

È tanto affascinante quanto “spaventoso” vedere come il silenzio cali su di noi a volte durante un Ultra.

So bene che tutti in un modo o nell’altro stanno elaborando qualcosa, non per forza qualcosa di negativo, ho fatto viaggi nella memoria meravigliosi ed ho immaginato, commuovendomi, un giorno di percorrere quegli stessi sentieri con mio figlio ancora troppo piccolo, ma con già un’ottima attitudine.

Nella natura il tempo perde la sua caratteristica eterea e si miscela alla perfezione con il naturale mutamento dell’ambiente durante l’evolversi della giornata.

Il sole compie la sua parabola sopra di noi e ad un certo momento lascia spazio alle prime ombre, la giornata volge al termine, ma non la spedizione, la fatica comincia a prevaricare sull’eccitazione dell’impresa, la mente fatica a mantenere al concentrazione e, ancora una volta il Bianconiglio riappare notificandomi che “sei in ritardo in arci ritardassimo!!!!!”, e il tempo muta in una sorta di ostacolo psicologico.

I viaggi personali e l’introspezione lasciano spazio alla necessità di chiudere il percorso prima che la notte cali su di noi con i pericoli che ne conseguono, vale a dire il freddo ed il buio, fattori che aumentano i rischi delle uscite in montagna.

Il tempo assume quindi una concezione simile a quella percepita in una competizione, “non dobbiamo perdere la luce, dobbiamo chiudere”.

Nonostante la nausea, la stanchezza, magari qualche dolore, e la certezza di aver finito acqua e cibo, invece che scorrere in avanti si tramuta in un conto alla rovescia.

In gara non esiste, perché sei “coccolato” dalla presenza di un organizzazione che “veglia” su di te e che in qualche modo può recuperarti se crolli, in natura sei da solo, con i tuoi compagni di viaggio, ma solo.

Non c’è bisogno dell’orologio, la natura ti avvolge nelle ombre e sai perfettamente che ore sono, ma non è importante, l’obbiettivo è ridurre il rischio al minimo, ed è li che la testa si ricongiunge con il tempo, ancora una volta, ricominciando a macinare, nel mio caso addirittura in più direzioni.

Da una parte c’è la gratitudine e la magnificenza che alcuni paesaggi nel mutare del crepuscolo, nella “Golden hour” ti regalano, dall’altra la consapevolezza che le riserve di energia sono al termine, e dall’altra ancora quel pizzico di apprensione nell’ignoto di quelle ultime ore, della consapevolezza che finirai al buio quasi sicuramente e delle eventuali, possibili conseguenze.

Il tempo diventa quasi palpabile, si fonde con la mente, le gambe, la strada e l’aria, lo scandisci con i passi, ormai pesanti come i rintocchi di una vecchia pendola, che piano piano, finalmente, ti riportano al campo base.

La mente quando intravedi il paesino da cui sei partito ormai immerso nella sera si libera dalla fatica e si riempie di soddisfazione, e per quanto mi riguarda, abbandonando la filosofia e la poesia, di desiderio di un panino enorme e di una birra grande e fredda, il giusto premio.

I demoni tornano nell’Ade, lo scrigno si chiude, le riflessioni sono alle spalle, il Bianconiglio ti saluta e se ne va, seleziono “salva” nello sportwatch e ufficialmente chiudo la spedizione.

Il tempo, non mi abbandona, non ci abbandona, prima, durante e dopo, infatti, è bello ripercorrere il tragitto appena fatto la notte che segue la spedizione o la gara, ripensare a tutto quello che si è fatto, tanto nelle gambe tanto nella testa, in quelle lunghe ore in giro, riorganizzare le idee che sono scaturite durante il tragitto, i progetti fatti e realizzare una possibile crescita personale, risultato delle riflessioni fatte.

Questo è quello che il Trail running mi regala, di cui sono innamorato e da cui sono convinto che riemergo ogni volta come un padre migliore, un marito migliore, un amico migliore, una persona migliore.

Il tempo, ce lo saprà dire 😁Ora, andate a correre, e se pensate di non avere il tempo per farlo, bè trovatelo!